sabato 16 ottobre 2010

Popolini ed altre eco-riflessioni

Non sono una grande cliente Coop. La Coop non sono io e non ho nemmeno la tessera soci, sarà perché a Roma ce n'erano talmente poche e quando mi sono trasferita in Toscana mi pareva un'affiliazione da Pci d'altri tempi. Ad ogni modo mi passa tra le mani l'Informatore, il foglio mensile per i soci Coop. Su quello di ottobre mi imbatto in un tema che mi aveva già dato da pensare, complice l'arrivo di tanti bimbi di amiche e di altre neomamme in attesa. Insomma trattasi dei pannolini lavabili, i cosiddetti “popolini”.

“E' un prodotto dedicato a quelle “ecomamme” che hanno a cuore il mondo in cui crescere i loro piccoli.”

Niente da eccepire sul prodotto, davvero. La sostenibilità ecologica ed economica dei pannolini usa e getta è davvero inesistente, sono inquinanti e costosi. Questi pannolini ecologici, invece, comportano una spesa di 300 euro l'anno (a fronte dei 1.300 che di solito partono solo per un figlio) e sono utilizzabili anche per un altro bebè.
Però vorrei mostrare un altro aspetto della faccenda: chi laverà, stenderà e rimetterà a posto i pannolini lavabili?
Le “ecomamme”, of course, alle quali è dedicato il prodotto!
Certo che vanno in lavatrice. Certo che basta trasformare piccole abitudini per dare una grande mano al pianeta. Certo che i pannolini ora li cambiano anche i papà. E allora perché i popolini sono un prodotto dedicato alle “eco-mamme”? Sarà mica perché, a fronte di un'immagine sdoganata dei giovani padri (che nel rapporto paritario e giocherellone con i figli ritrovano un ruolo che non sapevano più espletare), il tempo di cura e di cooperazione domestica è ancora decisamente impari tra uomini e donne?
Alcune innovazioni, in assenza di un vero cambiamento nella partecipazione ai compiti di cura, hanno comportato un enorme miglioramento per le donne. Mi riferisco alla lavatrice, perché ho ben presente il sentiero che mamma e zia percorrevano, non più di 40 anni fa, per andare all'acquarulo a lavare i panni a mano. Certo era un momento conviviale con le amiche e, clandestinamente, con i fidanzati. Ma al costo di svariati chili di biancheria sulle ceste caricate in testa.
Altri cambiamenti nella cura dei piccoli sono resi necessari dall'assenza di tutele per le lavoratrici madri: lo svezzamento precoce non è il massimo per i bambini e, a ragion veduta, le ostetriche lo sconsigliano vivamente, ma spesso, tuttora, permette alle mamme di non perdere il lavoro.
Perciò se vogliamo compiere scelte ecologiche e, giustamente, più umane e salutari dovremmo cercare di non farne ricadere il peso unicamente sulla donne, nella vita quotidiana e nelle decisioni politiche.
E' per questo che, dalla lista di nascita per una mia amica, tra i regali che rimanevano da scegliere mi sono rifiutata di regalarle i pannolini lavabili. Non me ne vorrà, nel dubbio ho comprato delle belle lenzuoline ecrù (litigando con la commessa perché voleva darmele rosa o celesti..!).
Per i popolini ci sarà tempo, magari quando vedrò qualche eco-papà in più al lavoro.

Ed ecco, nemmeno a farlo apposta, cosa trovo su Repubblica di oggi:Il segreto delle culle piene (che non è quello che pensate...)

4 commenti:

  1. Incredibile ma vero? gli eco papa' esistono, ne conosco almeno due.
    Il nostro "eco-babbo", in quanto trattasi di padre proveniente dalla toscana, non dico che lavi i pannolini, anche se all'inizio coi ciripa' ha tentato di farlo, del resto neppure io lo faccio, ci pensa la lavatrice, ma se io sto caricando la suddetta e la stendo, lui intanto cucina o cambia la piccola.
    Usare gli eco-pannolini è bello se non è una fissa, talvolta anche gli usa e getta vanno bene, perchè in termini di ecologicita' ci sarebbe da fare qualche appunto: molti replicano che si consumano sia più energia che detersivi, però navigando sui siti di genitori, ribadisco genitori e non mamme, forti sostenitori dei lavabili si imparano ad utilizzare le temperature giuste , meno detersivi, acquistando magari quelli meno inquinanti o in alternativa dei detergenti naturali, quali aceto e bicarbonato che rendono questa scelta davvero coscienziosa, vedi:
    http://www.nonsolociripa.it/index.php?option=com_content&view=article&id=291&itemid=103

    LUCIA

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  2. E' che le donne ce la fanno. e non si sa se è un bene o un male.
    Ce la fanno a gestire casa lavoro mariti figli e, a volte, anche a depilarsi sotto le ascelle.
    Ce la fanno a sopportare le ceste caricate in testa e molte altre cose.
    Le donne ce la fanno. Ma non è forse questo che le rende meravigliose? Ecco, io penso che gli uomini darebbero una mano maggiore se, invece di apparecchiare la tavola ogni tanto, guardassero sempre le donne con occhi di meraviglia.

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  3. Negli studi sociologici la dura conciliazione di casa e lavoro femminile viene chiamata “doppia presenza”. L'ultima indagine IARD sulla condizione giovanile racconta che, anche tra i più giovani, permangono le asimmetrie di sempre nei compiti di cura. Ma, andando in cerca di anomalie, si incontrano tante esperienze divergenti. E meno male.

    Poiché faccio la maestra, ascolto molti racconti di vita quotidiana dai bambini e dalle bambine. Una volta una di loro mi ha detto che lei “ammira la mamma mentre cucina”. Mi piacerebbe che i bambini e le bambine ammirassero anche i papà che cucinano, e non solo quando fanno occasionalmente la pizza. Credo che anche ai papà piacerebbe essere ammirati dai loro figli, per questa come per tante altre cose. Dico, insomma, che, oltre a servire nell'immediato per alleviare le fatiche femminili, la condivisione della cura rende gli uomini migliori ed educa alla parità i più piccoli, perché, che ci piaccia o no, i bambini e le bambine si identificano con noi. E, poiché sia i bambini che le bambine sono ben felici di occuparsi della cura (penso a quando puliscono l'aula o a questi giorni pre-natalizi nei quali stanno cucendo delle bellissime calze colorate), perché non cominciare da subito?

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  4. C'è una lunga strada da percorrere ancora perché le bambine ed i bambini imparino dalle proprie madri e dai propri padri la parità! Pina ha ragione perchè io dai miei non l'ho appresa e quindi insegnarla a mia figlia sarà per me una grande sfida quotidiana, un cammino in salita che mi sento in dovere di fare sia per lei che per me ma sopratutto per dare un piccolo contributo alla crescita dei diritti delle donne e quindi della civiltà in toto, spero di riuscirci!
    Grazie a chi mi fa riflettere in tal senso e spero davvero che la mia piccola incontri nel suo cammino delle Donne che sappiano insegnarle rispetto e tenacia per conquistare e difendere i nostri diritti!
    Lucia

    Lucia

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