domenica 10 ottobre 2010

Femminicidio

Leggo con indignazione l'epilogo della vicenda di Sarah. Si scopre - in diretta tv - che sia stata uccisa e successivamente violentata dallo zio, che ha poi occultato il cadavere. Mi indignano entrambe le cose, forse allo stesso modo: il riproporsi quotidiano del femminicidio e la morbosa ossessione violenta della tv verità (cosiddetta). I quotidiani titolano "Atroce". Ma non è meno atroce la paura che ho letto nella remissiva accondiscendenza di una donna di fronte al rimprovero aspro e perentorio di suo marito per aver fatto tardi a cena, mentre i figli erano a casa con lui ad aspettarla. A questo punto direi che non c'è bisogno di scomodare le religioni, come sempre avviene quando il femminicidio riguarda donne di provenienza islamica, come Nosheen, Hina e le altre. Questo è un tipo di violenza talmente trasversale che somiglia sempre più ad un  bollettino di guerra. Dove, però, i casi sono accomunati dal fattore F:
“Per una donna su cinque la famiglia non è un luogo di protezione, ma il suo contrario. E oltre il 60% dei partner violenti appartiene ai cosiddetti insospettabili, soggetti che mai ci sogneremmo di ricondurre alla violenza domestica”.
Lo psichiatra e psicoterapeuta Andrea Cicogni, che nell’ASL di Firenze si è occupato a lungo di violenza e tossicodipendenze, è solo l'ultimo, in ordine di tempo, ad averlo detto con dati alla mano.
Una su cinque.
Il che vuol dire che qualcuna è sicuramente di nostra conoscenza.

1 commento:

  1. Indignata nel venire a sapere che il luogo dell'omicidio di questa povera ragazza (a cui vorrei regalare un po' di anonimato) è divenuto meta di curiosi che portano i figli a placare un'insana sete di macabro.
    Non credo che questa aggressiva spettacolarizzazione sia di stimolo alla denuncia delle innumerevoli violenze domestiche.

    Alis
    (ciao pinaccola)

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