venerdì 25 febbraio 2011

Serendipity, Giotto e l'incostanza

A Padova con la mia amica Maria Grazia per un interessante seminario del Giscel sulla grammatica a scuola ci vengono consegnati alcuni materiali di studio in una busta rossa Zanichelli, sulla quale è stampata la definizione di SERENDIPITY tratta da ilRgazzini, noto dizionario inglese italiano/italiano inglese:

n. serendipità; capacità di fare felici scoperte, di trovar tesori (parola coniata da H. Walpole ne "I tre principi di Serendip") || serendipitous a. fortunatissimo.

Sfruttiamo la pausa pranzo del convegno per vedere la città e ci ritroviamo all'ingresso della Capella degli Scrovegni. Pur avendo poco tempo, decidiamo di entrare e di visitarla.
Felice scoperta!
Sull'opera di Giotto ci sono molti studi accurati e di spessore. Io racconto solo l'ammirazione e il senso di rapimento suscitatomi da questo ambiente raccolto, così diverso dalla Cappella Sistina (e probabilmente il paragone è improprio, tuttavia l'ho fatto), avvolgente e intimo.
Rimaniamo colpite, con Maria Grazia, da una rappresentazione in particolare: l'incostanza.


Giotto dipinge, oltre alla vita di Maria, di Gesù e al Giudizio Universale, anche i peccati e le virtù che conducono rispettivamente all'Inferno e al Paradiso. L'incostanza è, ovviamente, un vizio, rappresentato da una donna in bilico su una ruota, con uno strano sguardo, smarrito ma non troppo. La ruota non le permette di essere salda, stabile. Non ha equilibrio, è precaria.
Ma come ci è sembrata bella...Una donna imperfetta, indecisa, sbilenca. Un'immagine forse contemporanea, da mostrare a chi ci vorrebbe impeccabili, capaci di gestire tutto - casa, lavoro, figli, mariti, fidanzati, amanti, amicizie, genitori, senza lamentarsi! - senza conoscere il prezzo che si paga.
Fra tante istanze potremmo metterci anche questa: il diritto all'incostanza.

Mi piace. La adotto. Anzi, ce l'ho già.

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