Eleonora Bruni è una giovane ostetrica originaria di Pistoia che lavora a Londra. Ho conosciuto le sue vicende tramite Lucia, una cara amica ostetrica anche lei. Qui a Pistoia c'è un'importante tradizione di ricerca di qualità sulla nascita e gli standard sono molto elevati. Le mie amiche “autoctone” che non conoscono la realtà sanitaria del Sud, quella della Campania con il 60% dei tagli cesarei per capirci, non nutrono molta fiducia nel percorso nascita dell'ospedale pubblico, ma io la vedo diversamente.
Comunque, ieri Eleonora ha raccontato la sua esperienza in Afganistan, riuscendo a tenersi costantemente sul filo sottile che separa il desiderio di riscatto che tutte noi proiettiamo sulle donne afghane, dalla visione occidentalista che non ci permette di capire il perché di tante scelte liberticide. Senza paternalismo, ha descritto il senso pratico e le capacità di fare delle sue colleghe afgane, l'assenza di una formazione adeguata della quale pagano il prezzo, ma che cercano di colmare facendosi insegnare quel che possono dal personale internazionale. Molte di loro scelgono di continuare a lavorare negli ospedali di Emergency - nonostante le paghe siano più alte nelle cliniche di Kabul - perché possono imparare, possono confrontarsi. E poi Eleonora ci ha parlato dell'elevatissima mortalità infantile e femminile dovuta al parto, della crescita di utenza del loro ospedale, nonostante sia lontano dai grandi centri, dei presìdi sul territorio utili per visitare le donne e per diffondere la contraccezione. Del legame che bisogna costruire con le persone del luogo, rispettandone anche i tratti culturali meno condivisibili, per poter meritare la fiducia indispensabile per curare le persone.
E' stato un buon 8 marzo. Eleonora tornerà tra qualche mese in Afganistan e poi chissà dove ancora. Sicuramente a fare qualcosa di buono.
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